sabato 18 settembre 2010

I valori VELUX: l'essenza della nostra cultura | VELUX

Valori VELUX

I valori VELUX: l'essenza della nostra cultura | VELUX: "

L'essenza della nostra cultura

I valori VELUX sono una componente fondamentale sulla quale si basa la nostra azienda. Tutto ciò che facciamo è finalizzato al miglioramento della qualità della vita delle persone ed è fondato su dedizione, rispetto reciproco, miglioramento, iniziativa, approfondimento.

Devozione
Lavoriamo per VELUX con piacere e impegno.


Rispetto reciproco
Trattiamo gli altri come vorremmo essere trattati.


Miglioramento

Il nostro futuro dipende dalla nostra capacità di migliorare.
Iniziativa
Le nostre iniziative sono essenziali per raggiungere gli obiettivi comuni.



Approfondimento
Facciamo la cosa giusta, nel posto giusto, al momento giusto.




I valori sono cresciuti naturalmente durante la nostra storia e riflettono alcune attitudini fondamentali che sono state applicate nel corso degli anni.


I valori sono profondamente ancorati nella nostra organizzazione e si irradiano dall’interno. Essi non possono essere inventati – o sono presenti ed accettati da tutti i nostri impiegati oppure sono privi di senso.


Essi si riflettono nelle nostre attitudini fondamentali che sono vitali per lo sviluppo del Gruppo VELUX. Essi esprimono la nostra maniera di lavorare in relazione l’uno con l’altro come colleghi e con i nostri clienti ed il mondo attorno a noi. Caratteristico di VELUX è porre l'attenzione sul compito e sulla sua soluzione - quello che conta non è ciò che sei ma ciò che fai.


Il progresso dipende da uno sforzo congiunto e dal lavoro in squadra. Questo principio ci indica la strada da molti anni ed anche in futuro avrà un'importanza decisiva nel garantire delle soluzioni ottimali. E’ ancora vero che “un'esperienza pratica è meglio di migliaia di opinioni di esperti” Quella espressione viene ancora usata nella nostra vita lavorativa quotidiana ed in molte circostanze.


Sia come azienda che come individui, diamo importanza a non promettere più di quello che possiamo mantenere bensì a provare a mantenere più di quello che promettiamo. In tutte le nostre attività diamo importanza all’utilizzo responsabile delle risorse.

venerdì 17 settembre 2010

Rita Levi Montalcini: la cultura come rimedio al totalitarismo « L’Argonauta

Rita Levi Montalcini: la cultura come rimedio al totalitarismo « L’Argonauta:
"Il cervello spiega tutto. Bisogna partire da qui. Il nostro modo di comportarci è più emotivo che cognitivo. Esiste un centro arcaico del cervello, limbico: non ha avuto nessuno sviluppo dall’australopiteco ad oggi, è identico. È la sede dell’aggressività. Il cervello limbico ha salvato l’uomo quando è sceso dagli alberi, gli ha consentito di difendersi e combattere. Oggi può essere la causa della sua estinzione.

lunedì 13 settembre 2010

Il testamento spirituale di Giorgio Ambrosoli. Un Eroe borghese.

Ho visto un programma su la7 che parlava di Giorgio Ambrosoli e ne sono rimasto affascinato. 
Un uomo normale che credeva nella Patria e nel Dovere.
Eroe suo malgrado perchè coerente ai suoi valori.


Qui troverete una breve biografia: http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Ambrosoli

Qui invece il testamento spirituale che ha scritto alla moglie qualche anno prima di essere assassinato dalla Mafia/P2: http://www.giustiziacarita.it/professioni/AMBR.htm

Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana n.d. r.) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi (Unione Monarchica Italiana n.d.r.) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.  Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie.  Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo.  Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro [... ]
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.
Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile. ma - a parte l'assicurazione vita – (…)  
                                                                                                 Giorgio  

martedì 7 settembre 2010

Lo scandalo della democrazia di ROBERTO SAVIANO


Lo scandalo della democrazia
di ROBERTO SAVIANO

DUE pistole che sparano, le pallottole che colpiscono al petto, un agguato che sembra essere anche un messaggio. Così uccidono i clan. Così hanno ucciso Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, in provincia di Salerno. Si muore quando si è soli, e lui - alla guida di una lista civica - si opponeva alle licenze edilizie, al cemento che in Cilento dilaga a scapito di una magnifica bellezza. Ma Angelo Vassallo rischia di morire per un giorno soltanto e di essere subito dimenticato.

Come se fosse normale, fisiologico per un sindaco del meridione essere vittima dei clan. E invece è uno scandalo della democrazia. Del resto - si dice - è così che va nel sud, accade da decenni. "Veniamo messi sulla cartina geografica solo quando sparano. O quando si deve scegliere dove andare in vacanza", mi dice un vecchio amico cilentano. In questo caso le cose coincidono. Terra di vacanze, terra di costruzioni, terra di business edilizio che "il sindaco-pescatore" voleva evitare a tutti i costi.

Questa estate è iniziata all'insegna degli slogan del governo sui risultati ottenuti nella lotta contro le mafie. Risultati sbandierati, urlati, commettendo il grave errore di contrapporre l'antimafia delle parole a quella dei fatti. Ma ci si deve rendere conto che non è possibile delegare tutto alle sole manette o al buio delle celle. Senza racconto dei fatti non c'è possibilità di mutare i fatti.

E anche questa storia meritava di essere raccontata assai prima del sangue. Forse il finale sarebbe stato diverso. Ma lo spazio e la luce dati alla terra dei clan sono sempre troppo pochi. I magistrati fanno quello che possono. I clan dell'agro-nocerino in questo momenti sono tutti sotto osservazione: quelli di Scafati capeggiati da Franchino Matrone detto "la belva", o gli uomini di Salvatore Di Paolo detto "il deserto", quelli di Pagani capeggiati da Gioacchino Petrosino detto "spara spara", il clan di Aniello Serino detto "il pope", il clan Viviano di Giffoni, i Mariniello di Nocera inferiore e Prudente di Nocera superiore, i Maiale di Eboli.

Il fatto è che il Cilento, terra magnifica, ha su di sé gli occhi e le mani delle organizzazioni criminali che, quasi fossero la nemesi della nostra classe politica, eternamente in lotta, si scambiano favori, si spartiscono competenze pur di trarre il massimo profitto da una terra che ha tutte le caratteristiche per poter essere definita terra di nessuno e quindi terra loro. I Casalesi sono da sempre interessati all'area portuale, così come i Fabbrocino dell'area vesuviana hanno molti interessi in zona. Giovanni Fabbrocino, nipote del boss Mario Fabbrocino, gestisce a Montecorvino Rovella, un paesino alle soglie del Cilento, la concessionaria della Algida nella provincia più estesa d'Italia, il Salernitano appunto. Il clan Fabbrocino è uno dei più potenti gruppi camorristici attualmente noti e intrattiene legami con i calabresi.

Oggi le 'ndrine nel Salernitano contano molto di più e hanno interessi che vanno oltre lo scambio di favori. Il porto di Salerno, su autorizzazione dei clan di camorra, è sempre stato usato dalle 'ndrine per il traffico di coca, soprattutto da quando il porto di Gioia Tauro è divenuto troppo pericoloso. Il potentissimo boss di Platì Giuseppe Barbaro, per esempio, è stato catturato a dicembre 2008 mentre faceva compere natalizie a Salerno. In tutto questo, il cordone ombelicale che ha legato camorra e 'ndrangheta porta un nome fin troppo evidente: A3, ovvero autostrada Salerno-Reggio Calabria. Nel Salernitano sono impegnate diverse ditte dalla reputazione tutt'altro che specchiata. La "Campania Appalti srl" di Casal di Principe avrebbe dovuto costruire le strade intorno al futuro termovalorizzatore di Cupa Siglia. L'impresa delle famiglie Bianco e Apicella è stata raggiunta da un'interdittiva antimafia dopo le indagini della sezione salernitana della Direzione Investigativa Antimafia. Secondo gli investigatori, l'impresa rientra nel giro economico del clan dei Casalesi ed è nelle mani di uomini vicini a Francesco Schiavone.

È così diverso oggi dagli anni '80 e '90? Di che territorio stiamo raccontando? Di una Regione dove per la gare d'appalto per la raccolta rifiuti bisogna chiamare una impresa ligure perché in Campania non se ne trova una che non abbia legami con la camorra. Nemmeno una. Se da un lato si arresta dall'altro lato non c'è affatto una politica che tenda a interrompere il rapporto con le organizzazioni criminali. L'attuale presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro, soprannominato "Gigino a' purpetta" (Luigino la polpetta), fu arrestato nel 1984 in un'operazione contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Nel 1985 il Tribunale di Napoli condannò Cesaro a 5 anni di reclusione "per avere avuto rapporti di affari e amicizia con tutti i dirigenti della camorra napoletana fornendo mezzi, abitazioni per favorire la latitanza di alcuni membri, e dazioni di danaro". Nel 1986 in appello il verdetto fu ribaltato e Cesaro venne assolto per insufficienza di prove. La decisione fu poi confermata dalla Corte di Cassazione presieduta dal noto giudice ammazza sentenze Corrado Carnevale. Ma, come ha raccontato L'Espresso, nonostante Cesaro sia stato scagionato dalle accuse, gli stessi giudici che lo hanno assolto hanno stigmatizzato il preoccupante quadro probatorio a suo carico. Durante il processo, in aula, furono infatti confermati gli stretti rapporti che l'attuale presidente della provincia di Napoli intratteneva con i vertici della Nco (incluso don Raffaele Cutolo). Si parlava di una "raccomandazione" chiesta a Rosetta Cutolo, sorella di Raffaele, per far cessare le richieste estorsive di Pasquale Scotti, personaggio tuttora ricercato ed inserito nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi d'Italia. (Consiglio caldamente di fare una piccola ricerca su youtube per "Luigi Cesaro esilarante", ascolterete un monologo del presidente della provincia che sarà più eloquente delle mie parole).

Tutto questo non si può tacere. E chi lo tace è complice. Mi viene da chiedere a chi in questo momento sta leggendo queste righe se ha mai sentito parlare di Federico Del Prete, sindacalista ucciso nel 2002 a Casal di Principe. Se ha mai sentito parlare di Marcello Torre, sindaco di Pagani ucciso nel 1980 perché cercava di resistere a concedere alla camorra gli appalti per la ricostruzione post terremoto. E di Mimmo Beneventano vi ricordate? Consigliere comunale del Pci, trentadue anni, medico, fu ucciso nel 1980 a Ottaviano per ordine di Raffaele Cutolo perché ostacolava il suo dominio sulla città. E di Pasquale Cappuccio? È stato consigliere comunale del Psi, avvocato, ucciso nel 1978 sempre a Ottaviano. E Simonetta Lamberti, uccisa a Cava dei Tirreni nel 1982. Aveva dieci anni e la sua colpa era essere la figlia del giudice che andava punito. Le scariche del killer raggiunsero lei al posto del loro obiettivo. Qualcuno di questi nomi vi è noto? Temo solo ad addetti ai lavori o militanti di qualche organizzazione antimafia. Questi nomi sono dimenticati. Colpevolmente dimenticati. Come, temo, lo sarà presto quello di Angelo Vassallo. Ai funerali di Antonio Cangiano, vicesindaco di Casal di Principe gambizzato dalla camorra nel giugno 1988 e da allora costretto sulla sedia a rotelle, non c'era nessun dirigente della sinistra. Tutto sembra immobile in territori dove non riusciamo nemmeno a ottenere il minimo, l'anagrafe pubblica degli eletti per sapere esattamente chi ci governa.

Le indagini sull'omicidio di Angelo Vassallo vanno in tutte le direzioni, si sta scavando nel passato e nel presente del sindaco. Perché, come mi è capitato di dire altrove, in queste terre quando si muore si è sottoposti a una legge eterna: si è colpevoli sino a prova contraria. I criteri del diritto sono ribaltati. E quindi già iniziano a sentirsi voci di ogni genere, ma nulla tralascerà la Dda. L'aveva scritto Bruno Arpaia (non a caso nato a Ottaviano) nel suo bel libro Il passato davanti a noi, che mentre i militanti delle varie organizzazioni della sinistra extraparlamentare sognavano Parigi o Pechino per far la rivoluzione e scappavano a Milano a occupare università o fabbriche, non si accorgevano che al loro paese si moriva per un no dato ad un appalto, per aver impedito a un'impresa di camorra di fare strada.

È in quei posti invisibili, apparentemente marginali che si costruisce il percorso di un Paese. Tutto questo non si è visto in tempo e oggi si continua a ignorarlo. La scelta del sindaco in un comune del Sud determina l'equilibrio del nostro Paese più che un Consiglio dei ministri. Al Sud governare è difficile, complicato, rischioso. Amministratori perbene e imprenditori sani ci sono, ma sono pochi e vivono nel pericolo.

In queste ore a Venezia verrà proiettato sul grande schermo "Noi credevamo" di Mario Martone, una storia risorgimentale che parte proprio dal Cilento, dal sud Italia. Forse in queste ore di sgomento che seguono la tragedia del sindaco Angelo Vassallo vale la pena soffermarsi sull'unico risorgimento ancora possibile che è quello contro le organizzazioni criminali. Un risorgimento che non deve declinarsi come una conquista dei sani poteri del Nord verso i barbari meridionali: del resto è una storia che già abbiamo vissuto e che ancora non abbiamo metabolizzato. Ma al contrario deve investire sul Mezzogiorno capace di innovazione, ricerca, pulizia, che forse è nascosto ma esiste. Deve scommettere sulla possibilità che il Paese sappia imporre un cambiamento. E che da qui parta qualcosa che mostri all'intera Italia il percorso da prendere. È la nostra ultima speranza, la nostra sola risorsa. Noi ci crediamo.

©2010 Roberto Saviano/ Agenzia Santachiara


(07 settembre 2010)

lunedì 6 settembre 2010

LE IDEE RICOSTRUTTIVE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA

Roma, 1943


Non è questo il momento di lanciare programmi di parte, il che sarebbe impari al carattere di quest'ora solenne che reclama l'unità di tutti gli italiani.
Pensiamo tuttavia che queste idee ricostruttive, ispirate alle tradizioni della Democrazia Cristiana, ma rivolte ad una cerchia più ampia e più varia, debbono fermentare già ora nel travaglio dell'aspra vigilia, affinché nel tempo della ricostruzione possano diventare le idee-forza che animeranno la volontà libera del popolo italiano.

PREMESSA INDISPENSABILE

Il regime di violenza ha investito così a fondo le stesse basi costitutive dello Stato da rendere necessaria la sua ricostruzione con nuove leggi fondamentali.
Il popolo italiano sarà chiamato a deliberare.
Pur rimettendo al suo voto ogni concreta riforma istituzionale, sin d'ora si può affermare essere profonda negli animi di tutti la convinzione che indispensabile premessa e necessario presidio dei diritti inviolabili della persona umana e di ogni libertà civile è la libertà politica.

REGIME DEMOCRATICO

La libertà politica sarà quindi il segno di distinzione del regime democratico; così come il rispetto del metodo della libertà sarà il segno di riconoscimento e l'impegno d'onore di tutti gli uomini veramente liberi.
Una democrazia rappresentativa, espressa dal suffragio universale, fondata sulla uguaglianza dei diritti e dei doveri e animata dallo spirito di fraternità, che è fermento vitale della civiltà cristiana: questo deve essere il regime di domani.
Nella netta distinzione dei poteri dello Stato - efficace garanzia della libertà politica - il primato spetterà al Parlamento, come la più alta rappresentanza dei supremi interessi della comunità nazionale, e soltanto il Parlamento potrà decidere la guerra e la pace.
Accanto all'Assemblea espressa dal suffragio universale, dovrà crearsi un'Assemblea Nazionale degli interessi organizzati, fondata prevalentemente sulla rappresentanza eletta dalle organizzazioni professionali costituite nelle regioni.
Sarà assicurata la stabilità del Governo, l'autorità e la forza dell'Esecutivo, l'Indipendenza della Magistratura.
Il controllo sulle fonti finanziarie degli organi di pubblica opinione darà alla stampa maggiore indipendenza e più acuto senso di responsabilità.

CORTE SUPREMA DI GARANZIA

Una Corte Suprema di garanzia dovrà tutelare lo spirito e la lettera della Costituzione, difendendola dagli abusi dei pubblici poteri e dagli attentati dei Partiti.

CREAZIONE DELLE REGIONI

La più efficace garanzia organica della libertà sarà data dalla costituzione delle Regioni come enti autonomi, rappresentativi e amministrativi degli interessi professionali e locali e come mezzi normali di decentramento dell'attività statale.
Dal libero sviluppo delle energie regionali e dalla collaborazione tra queste rappresentanze elettive e gli organi statali risulterà rinsaldata la stessa unità nazionale.
Nell'ambito dell'autonomia regionale troveranno adeguata soluzione i problemi specifici del Mezzogiorno e delle Isole.
Il corpo rappresentativo della Regione si fonderà prevalentemente sull'organizzazione professionale; mentre per quello del Comune, restituito a libertà, sarà elemento prevalente il voto dei capi di famiglia.

VALORI MORALI E LIBERTA' DELLE COSCIENZE

Consapevoli che un libero regime sarà saldo solo se fondato sui valori morali, lo Stato democratico tutelerà la moralità, proteggerà l'integrità della famiglia e coadiuverà i genitori nella loro missione di educare cristianamente le nuove generazioni.
Questa stessa nostra tremenda esperienza conferma che solo lo spirito di fraternità portato e alimentato dal Vangelo può salvare i popoli dalla catastrofe a cui li conducono i miti totalitari.
E' quindi particolare interesse della democrazia che tale lievito cristiano fermenti in tutta la sua vita sociale, che la missione spirituale della Chiesa Cattolica si svolga in piena libertà, e che la voce del Romano Pontefice, levatasi così spesso in difesa della dignità umana, possa risuonare liberamente in Italia e nel mondo.
Contro ogni intolleranza di razza e di religione, il regime democratico serberà il più riguardoso rispetto per la libertà delle coscienze.
E' in nome di essa, oltreché per le tradizioni del popolo italiano, che lo Stato riconosce efficacia giuridica al matrimonio religioso e assicura la libertà della scuola che può essere mortificante strumento di partito.

LA GIUSTIZIA SOCIALE

Oggi, in mezzo a tante rovine, si impone ineluttabile il pensiero che dovendosi ricostruire un mondo nuovo, il massimo sforzo sociale debba essere diretto ad assicurare a tutti non solo il pane e il lavoro, ma altresì l'accesso alla proprietà.
Bandito per sempre, utilizzando tutte le forze sociali e le risorse economiche disponibili, lo spettro della disoccupazione, estese le assicurazioni sociali, semplificato il loro organismo e decentrata la loro gestione che va affidata alle categorie interessate, la meta che si deve raggiungere è la soppressione del proletariato.
A tal fine importanti riforme si imporranno nell'industria, nell'agricoltura, nel regime tributario.

a) Nell'industria
Sarà attuata la partecipazione con titolo giuridico dei lavoratori agli utili, alla gestione e al capitale d'impresa.
Le forme concrete di questa partecipazione e cooperazione dovranno essere realizzate salvaguardandosi la necessaria unità direttiva dell'Azienda e riducendo rischi e sperequazioni fra le varie categorie degli operai con provvedimenti di solidarietà e di compensazione.
Oltre queste misure di accesso alla proprietà aziendale, altri provvedimenti dovranno essere presi con la finalità di deproletarizzare la classe operaia, assicurando tra l'altro alla famiglia operaia la casa e garantendo agli operai la possibilità di avviare i loro figli meritevoli agli studi medi e superiori, affinché i migliori fra di loro diventino i dirigenti industriali di domani.
Questa politica sociale, diretta a dare al lavoro l'adeguato riconoscimento, è in piena rispondenza con la politica economica richiesta dalla particolare condizione del nostro Paese che - povero di risorse naturali - deve contare sul massimo sforzo produttivo della classe operaia, congiunto allo spirito creativo dei tecnici ed alla iniziativa degli imprenditori.
Tale politica è in armonia con lo stato presente del nostro sviluppo industriale.
Le statistiche ci indicano invero che in Italia l'artigianato, la media e piccola industria prevalgono ancora sulla grande industria a carattere essenzialmente capitalistico e spesso monopolistico. E' quindi criterio di sano realismo promuovere e rinforzare questa struttura economica, della quale l'iniziativa privata ed il libero mercato costituiscono gli elementi propulsori.
Ma poiché anche per la libertà economica valgono i limiti dettati dall'etica e dall'interesse pubblico, lo Stato dovrà eliminare quelle concentrazioni industriali e finanziarie che sono creazioni artificiose dell'imperialismo economico; e modificare le leggi che hanno favorito fin qui l'accentramento in poche mani dei mezzi di produzione e della ricchezza. Esso tenderà inoltre alla demolizione dei monopoli che non siano per forza di cose e per ragioni tecniche veramente inevitabili, e, a quelli che risulteranno tali, imporrà il pubblico controllo; o, se più convenga - e salva una giusta indennità - li sottrarrà alla proprietà privata, sottoponendoli preferibilmente a gestione associata; e questo non come un avviamento al sistema collettivista nei cui benefici economici non crediamo e che consideriamo lesivo della libertà, ma come misura di difesa contro il costituirsi ed il permanere di un feudalismo industriale e finanziario che consideriamo ugualmente pericoloso per un popolo libero.
In un ordinamento bancario meglio rispondente alle esigenze della economia nazionale dovranno avere particolare rilievo gli istituti di credito specializzato e le banche regionali per l'incremento della agricoltura e dell'industria locali.
Questa politica economica sarà possibile senza improvvisazioni rivoluzionarie, date le condizioni attuali nel campo industriale, finanziario e bancario e l'esistenza di taluni Istituti che, creati con spirito e scopo di dominio politico, potranno, opportunamente modificati, essere indirizzati a realizzare una migliore distribuzione della ricchezza e ad impedirne il concentramento in poche mani.

b) Nell'agricoltura
Una prima mèta si impone: la graduale trasformazione dei braccianti in mezzadri e proprietari, ovvero, quando ragioni tecniche lo esigano, in associati alla gestione di imprese agricole a tipo industriale.
Salvi necessari riguardi alla produttività e alle esigenze della conduzione, bisognerà quindi promuovere il riscatto delle terre da parte dei contadini con una riforma terriera che limiti la proprietà fondiaria per consentire la costituzione di una classe sana di piccoli proprietari indipendenti.
L'attuazione di tale riforma, con i criteri più appropriati ai luoghi, alle condizioni e qualità dei terreni e agli aspetti produttivi, sarà uno dei compiti fondamentali delle rappresentanze regionali.
Sarà assicurato in ogni caso ai lavoratori agricoli il diritto di prelazione con facilitazioni fiscali e finanziarie per l'acquisto e la conduzione diretta dei fondi.
Nel complesso quadro delle riforme agrarie la colonizzazione del latifondo dovrà trovare finalmente effettiva attuazione.

c) Nel regime tributario
Una migliore distribuzione della ricchezza dovrà essere favorita anche da una riforma del sistema fiscale.
Unificate le imposte e semplificato il sistema di accertamento, il criterio della progressività, coll'esenzione delle quote minime, costituirà il perno fondamentale del sistema tributario, e uno dei mezzi per impedire la esorbitante concentrazione della ricchezza.
Altro mezzo per fornire l'accesso dei lavoratori alla proprietà dovrà trovarsi in una riforma del diritto di successione, chiamando, in determinati casi, i lavoratori a concorrere alla eredità delle imprese e delle terre fecondate dal loro lavoro.
Riforme, queste, che dovranno essere precedute da provvedimenti di emergenza, quale l'incameramento dei sopraprofitti della guerra e del regime fascista, e accompagnate da provvedimenti che dovranno tenere nella doverosa giusta considerazione la consistenza delle classi medie, i risparmi, frutto del lavoro e della previdenza, e le dotazioni delle istituzioni di utilità sociale.

RAPPRESENTANZA PROFESSIONALE DEGLI INTERESSI E DEMOCRAZIA ECONOMICA

Siamo contro il ritorno ai metodi della lotta di classe, ma anche contro l'attuale macchinoso sistema di burocrazia corporativa che sfrutta, a scopo di dominio politico, l'idea democratico-cristiana della libera collaborazione organica di tutti i fattori della produzione.
Garantita anche nel campo sindacale ampia libertà d'associazione, alcune funzioni essenziali, quali la conclusione e la tutela dei contratti collettivi e la soluzione dei conflitti del lavoro mediante l'arbitrato obbligatorio, saranno riservate a organizzazioni professionali di diritto pubblico, comprendenti, per iscrizione d'ufficio, tutti gli appartenenti alla categoria, i quali eleggeranno col sistema proporzionale i loro organi direttivi.
Oltre a questo compito interno, specificatamente sindacale, le professioni organizzate saranno chiamate a una funzione più vasta, a costituire cioè, sotto l'alta vigilanza dello Stato, lo strumento di propulsione e direzione della nuova economia e a tale scopo, raggruppate in grandi unità saranno - come si è già detto - la base delle rappresentanze degli interessi e nomineranno loro rappresentanti nelle Regioni e, a mezzo di essi, nella seconda Assemblea Nazionale.
In questo sistema di suffragio economico, integrativo del suffragio politico, sarà garantita una adeguata rappresentanza alle categorie dei tecnici e delle libere professioni e una rappresentanza speciale ai consumatori.

RICOSTRUZIONE DELL'ORDINE INTERNAZIONALE SECONDO GIUSTIZIA

Ogni piano d'interno rinnovamento si ridurrebbe però a vana utopia se la pace futura si basasse su un "diktat" e non su principi di ricostruzione secondo giustizia.
Autorevoli voci e quella augusta del Sommo Pontefice ne hanno indicato i principi.
Una "Dichiarazione dei diritti e dei doveri delle Nazioni" dovrà conciliare nazione e umanità, libertà e solidarietà internazionale.
Il principio dell'autodecisione sarà riconosciuto a tutti i popoli, ma essi dovranno accettare limitazioni della loro sovranità statale in favore d'una più vasta solidarietà fra i popoli liberi.
Dovranno quindi essere promossi organismi confederali con legami continentali e intercontinentali.
Le società nazionali rinunzieranno a farsi giustizia da sé ed accetteranno una giurisdizione avente mezzi sufficienti per risolvere pacificamente i conflitti inevitabili.

LA NUOVA COMUNITA' INTERNAZIONALE

La Società delle Nazioni è fallita per inadeguatezza d'istituzioni e di mezzi.
Per non ripetere tale esperienza, la nuova Comunità dovrà avere compiti più precisi, mezzi più efficaci ed una struttura più adeguata alla realtà. Fondata su un corpo più deliberante, costituito da delegazioni governative e da rappresentanze popolari più dirette, essa avrà nel Consiglio il suo organo esecutivo e il suo organo giudiziario nella Corte di Giustizia internazionale.

Sue funzioni politico-giuridiche
La nuova Comunità dovrà procedere al disarmo progressivo e controllato sia dei vinti che dei vincitori e attuare l'arbitrato obbligatorio, valendosi per applicare e far rispettare le decisioni internazionali, anche di quegli strumenti militari che nei vari Paesi, oltre le forze di polizia, potranno sopravvivere a scopo di difesa.
Sua funzione inderogabile sarà anche quella di rivedere i trattati ingiusti ed inapplicabili e promuovere modificazioni.
Rientrerà altresì nei suoi compiti la codificazione del diritto internazionale ed il coordinamento dei singoli diritti nazionali con tendenza ad allargare il concetto di cittadinanza.

Funzioni politico-economiche della Comunità internazionale
Bisogna affermare che per eliminare le nefaste rivalità fra le potenze colonizzatrici, s'impone il trasferimento dei territori di natura strettamente coloniale alla Comunità internazionale, la quale, stabilito il principio della porta aperta, disciplinerà il libero accesso alle colonie, avendo di mira il progresso morale e l'autogoverno dei popoli di colore.
Per assicurare poi a tutti i popoli le condizioni indispensabili di esistenza, è necessario garantir loro un'equa ripartizione delle materie prime sopprimendo i privilegi e favorendo gli acquisti da parte delle Nazioni meno abbienti; stabilire la libertà di un'emigrazione, disciplinata non solo da trattati, ma anche dalla legislazione internazionale del lavoro; accordare a ogni popolo la libertà delle vie internazionali di comunicazione e, eliminando gradualmente le autarchie e i protezionismi, tendere ad una sempre più larga attuazione del libero scambio.
Un organismo finanziario, promosso dalla Comunità internazionale, potrà avere la funzione di agevolare la stabilizzazione delle monete, la disciplina del movimento internazionale dei capitali e la cooperazione fra gli istituti bancari.

LA POSIZIONE DELL'ITALIA

Il Popolo italiano, al quale, come è stato da ogni parte solennemente ammesso, non sono imputabili guerre di conquista, attende pieno di riconoscimento della sua indipendenza e integrità nazionale, e nella Comunità internazionale reclamerà il posto dignitoso che gli è dovuto per la sua civiltà, per il suo contributo al progresso umano e per la laboriosità dei suoi figli.
Le esigenze di vita del popolo italiano e la necessità di soddisfare con riosrse naturali ai bisogni del suo eccedente potenziale di lavoro, richiedono che esso possa: acceder alle materie prime a parità di condizioni con gli altri popoli, avere il suo posto nel popolamento e nella messa in valore dei territori coloniali, emigrare in dignitosa libertà e sviluppare senza arbitrari ostacoli i suoi traffici nel mondo.
Così l'Italia, superata la crisi del suo libero reggimento, ed in tal modo riacquistando nuova dignità spirituale e politica, collaborando lealmente mnella Comunità europea, potrà riprendere la sua secolare funzione civilizzatrice.
Alcide De Gasperi

domenica 5 settembre 2010

I tagli alla scuola.

I tagli ai precari della scuola?
No! I tagli sono sui bambini.

Come puo' migliorare l'istruzione con:

meno ore di insegnamento,
meno insegnanti?

Il risultato e' che le classi sono sempre piu' numerose ( sono documentate classi con 33 alunni di cui 6 disabili in una sola aula).

Un alunno per imparare ha bisogno di tempi di assimilazione e spazi adeguati ( con queste condizioni non vengono rispettate nemmeno le piu' elementari norme sulla sicurezza).

Il ministro vanta rigore: tutta pubblicita' fatta bene, anche questa volta media sciopping vende, anzi, svende l'istruzione e la formazione dei nostri figli.

Con questa istruzione a quali condizioni troveranno lavoro?
Questo mondo che premia sempre piu' l'eccellenza nelle varie discipline, e' solo studiando sodo, in scuole di qualita' che avranno qualche chances.

Contributo di Cocuzza Maria, Associazione Age Musssomeli.