domenica 24 gennaio 2010

Perché il potere ha paura del web


 la repubblica del 25/1/2010

Scontro tra Cina e Usa sul motore di ricerca. In gioco c'è la libertà d'informazione. E il concetto di sovranità nazionale ai tempi di Internet dal corrispondente FEDERICO RAMPINI

NEW YORK - "Il nostro obiettivo è cambiare il mondo", è uno slogan di Eric Schmid, il chief executive di Google. Lo stesso Schmid che quattro anni fa, all'inaugurazione del motore di ricerca in mandarino, con l'indirizzo locale segnato dal suffisso ". cn", dichiarò: "Siamo qui in Cina per rimanerci sempre". Ora quelle due affermazioni - cambiare il mondo, rimanere in Cina - sono diventate tra loro inconciliabili. Se Google non accetta le regole di Pechino, e la censura delle autorità locali, la sua avventura cinese dovrà chiudersi. Lo scontro epico che si è aperto fra la più grande potenza di Internet e la più grande nazione del pianeta, è destinato a ridefinire nei prossimi anni l'architettura globale del web, i limiti geopolitici della libertà d'informazione, e il nuovo concetto di sovranità nello spazio online.

Il precipitare degli eventi ha colto tutti di sorpresa, almeno in Occidente. Questo copione non è stato scritto né a Mountain View, il quartier generale di Google nella Silicon Valley californiana, né tanto meno a Washington nelle sedi del potere politico. Negli scenari più pessimisti elaborati dal Pentagono, quando due anni fa l'Esercito Popolare di Liberazione centrò in pieno un proprio satellite in un test di guerre stellari, fu detto che la conquista dello spazio sarebbe stata la prossima sfida tra l'America e la Cina. Nessuno aveva messo in conto quello che sta accadendo da due settimane: l'improvviso gelo tra i soci del G2 per il controllo del cyber-spazio.

Eppure quando Google lanciò la sua versione in mandarino nel 2006, la censura di Stato esisteva già. Come Microsoft, come Yahoo, come Rupert Murdoch, anche il colosso di Mountain View accettò il patto con il diavolo: collaborare con il regime facendo propri i suoi tabù, interiorizzarne i limiti alla libertà di espressione, autocensurarsi con dei filtri di software automatici approvati dalle autorità locali. Sembrava logico. Google si comportava come tante altre multinazionali "normali", separava le regole universali del business capitalistico dal contesto politico locale. Come un qualsiasi fabbricante di auto o di jeans, Schmid pensò di poter chiudere gli occhi sugli abusi contro i diritti umani, e partire alla conquista del più vasto mercato mondiale. Anzi, nel 2006 la questione di coscienza per gli americani sembrava risolta una volta per tutti dalle parole ottimiste di Bill Gates: "Per quanti limiti possano mettere all'attività di Microsoft, l'avvento di Internet introduce nella società cinese un volume d'informazioni senza precedenti. La Cina sarà comunque migliore di prima, grazie a noi". Ai vertici di Google, a onor del vero, non tutti la pensavano così. Sulle condizioni dello sbarco in Cina aveva dei forti dubbi uno dei due co-fondatori dell'azienda, Sergey Brin. Per la sua biografia personale - nato nell'Unione sovietica, emigrò in America da bambino con i genitori - aveva intuito un'incompatibilità insolubile, tra la "natura" profonda del business di Google e quella della Repubblica Popolare.


La casistica dei conflitti tra i regimi autoritari e la libertà online è ricca di precedenti, dall'Iran alla Birmania. Ma la questione cambia completamente quando la posta in gioco è un mercato di 330 milioni di utenti, ormai il più popoloso del pianeta. Il comunicato del governo cinese che stigmatizza Google e ribatte alle critiche di Hillary Clinton, fa esplicito riferimento alle "regole della rete cinese". Nessuno immagina che possa esistere un "Internet iraniano". Ci sono solo le barriere che Teheran frappone per l'accesso locale alla rete: che resta una, indivisa e globale. Ma l'idea che la Cina possa organizzarsi come un cyber-universo autonomo da noi, è altrettanto impensabile?
In Occidente diamo ormai per scontato da anni che la superficie terrestre sia scandagliata minuziosamente da GoogleMap. Ricordo il divertimento con cui mi accorsi, quando abitavo a San Francisco, che dalle foto satellitari si poteva vedere non solo casa mia ma anche la targa della mia auto. Non appena mi trasferii a Pechino nel 2004 scoprii che intere zone della capitale cinese invece erano oscurate, a cominciare dal quartiere di Zhongnanhai dove risiede la nomenklatura comunista. Ciò che a noi appare naturale, o inevitabile, cioè che la mappatura terrestre sia fatta da un'impresa privata americana, non è accettabile a Pechino. E' un'intrusione virtuale nella sovranità: un valore per il quale gli Stati scendono in guerra da secoli. E visto da Pechino il confine che separa un colosso privato come Google dal governo di Washington, è labile.


Ken Auletta, autore del saggio "Googled" (il passivo del verbo "googlare"), osserva che "poche altre tecnologie - la stampa di Gutenberg, il telefono - hanno avuto effetti sociali rivoluzionari come questo motore di ricerca, che ha sconvolto il nostro modo di produrre informazione, selezionarla, consumarla". Ma Internet essendo nato in America, tutta l'organizzazione del world wide web ha un'impronta made in Usa. Porta i segni inconfondibili di un "sistema": regole e valori nati negli Stati Uniti, per estensione occidentali, non necessariamente percepiti come universali a Pechino. Dove noi parliamo di "architettura aperta", altri capiscono "egemonia americana".

La Grande Muraglia di Fuoco, è il nome che i dissidenti hanno affibbiato alla censura online della Repubblica Popolare. E' il più moderno e sofisticato apparato di controllo dell'informazione, con almeno 15.000 tecnici informatici in servizio permanente. Eppure il governo di Pechino ha avuto bisogno fino a ieri di appoggiarsi sul "collaborazionismo" di Google, Yahoo, Microsoft. I dissidenti, o anche i giovani cinesi più curiosi e dotati per l'informatica, hanno appreso ad aggirare la Grande Muraglia. Usano metodi simili a quelli degli hacker: ad esempio per dissimularsi attraverso domicili online all'estero. Sono esattamente i metodi mutuati dai cyber-pirati al servizio del governo, nelle incursioni denunciate da Google il 12 gennaio. Hanno violato la privacy della posta elettronica Gmail di numerosi militanti dei diritti umani; nonché di un grande studio legale di Los Angeles impegnato in un processo contro aziende di Stato cinesi per violazioni di copyright. E hanno profanato le email di 34 aziende hi-tech nella Silicon Valley, un grave episodio di spionaggio industriale che getta un'ombra sulla sicurezza di tutto l'impero Google.

L'esperto d'informatica Holman Jenkins evoca per questa offensiva un precedente poco noto. "All'inizio degli anni Novanta ci fu un'escalation di episodi di pirateria navale nel Mare della Cina meridionale. Hong Kong, che era ancora una colonia inglese, raccolse le prove che i pirati erano in realtà al servizio delle forze armate cinesi. Era un modo per rivendicare la sovranità di Pechino su rotte di comunicazione strategiche". I cyber-pirati che la Cina ha scatenato contro Google, innescando un conflitto che ha portato fino all'intervento dell'Amministrazione Obama, starebbero facendo un gioco simile. Come il corsaro Francis Drake al servizio di sua maestà Elisabetta I contro l'impero spagnolo. In palio stavolta c'è uno spazio virtuale, perfino più strategico delle rotte marittime. La Cina punta molto in alto, se ha sentito il bisogno di intimidire Google fino a mettere in discussione la privacy dei suoi clienti industriali: tutti ormai potenzialmente spiati. I dirigenti della Repubblica Popolare possono immaginare un Trattato di Yalta del terzo millennio, con cui l'America prenda atto della loro sovranità su una parte di Internet. Se passa il loro piano, il discorso visionario di Hillary Clinton che ha esaltato Internet come "il grande egualizzatore", si applicherebbe solo al di qua della Grande Muraglia.

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domenica 10 gennaio 2010

Convegno del 11-1-2010

SALUTI

  1. Oggi sono onorato e intimorito nell'essere qui presente con Voi e con questo oratorio qualificato.
    1. Intimorito perché gli oratori che mi hanno preceduto hanno delle esperienze di grande successo  e io Vi offrirò semplicemente l'esperienza di un giovane che senza troppe risorse economiche e senza l'aiuto di nessuno, tranne quello del proprio padre è riuscito a mantenere un lavoro dignitoso e vivere la propria vita dove è nato e cresciuto, vicino gli affetti e agli amici.
    2. Onorato perché il lavoro fatto dai professori Marotta e Saia, è nobile: loro con questo progetto vi danno delle chiavi di lettura del presente e degli spunti per l'organizzazione del vostro futuro. Ai miei tempi questo non c'era ed eravamo tutti come degli sprovveduti. Spero che quel poco che Vi offrirò sia per voi utile.
  2. Mi chiamo Guglielmo Vitrano e conduco una ditta artigiana. Sono un' artigiano lattoniere, lavoro le lamiere sottili e produco manufatti di protezione per gli edifici insieme a 6 collaboratori con contratto a tempo indeterminato. L'artigiano è un imprenditore particolare: a differenza dell'imprenditore puro che dirige e amministra egli partecipa al processo produttivo, cioè lavora anche con le mani, produce oggetti o servizi e lo fà principalmente con il proprio lavoro. Assume in se diverse funzioni che in un'azienda più grande e articolata sono affidate a tante persone. Questo pone dei limiti fisici all'azienda artigiana e vi posso assicurare, impegna totalmente il tempo della persona. Di contro l'artigiano è un'esperto di Qualità nella sua azienda,  in quanto svolgendo più funzioni ha minor bisogno di sistemi di rilevazione dei fatti, può scegliere velocemente e quindi adattarsi in breve tempo al mercato a costi sostenibili. Egli deve, per necessità, essere tra l'altro:
    1. Operatore di marketing;
    2. Progettista di prodotti;
    3. Operaio;
    4. Contabile;
    5. Riscossore.
    6. Ecc. ecc.
  3. La qualità secondo me è la chiave del successo in una azienda artigiana. Qualità significa servire il cliente in maniera soddisfacente. La si ottiene secondo la scuola di organizzazione aziendale giapponese per piccoli passi, investendo prima di tutto in buon senso e riflessione e avendo come obbiettivo la soddisfazione del cliente.
  4. Facendovi un breve storia della mia esperienza lavorativa spero di mettervi in luce come queste cose che ho accennato sono presenti nella pratica del lavoro quotidiano. Dovete però avere pazienza perché non sono un professore e ho più dimestichezza col ferro che con la parola.
    1. Compio i miei studi a Mussomeli.
    2. Mi diplomo ragioniere nel 1988 e subito dopo mi iscrivo a Economia e commercio a Palermo, riesco a sostenere due esami Matematica e Microeconomia. Esami che mi hanno lasciato competenze che poi mi sono servite nel lavoro.
    3. Parto nel 1989 per il militare, allora era obbligatorio. Il servizio militare l'ho svolto presso l'Arma dei Carabinieri. Da quell'esperienza, molto gratificante, ho imparato l'importanza della legalità, il senso dell'ordine e l'importanza dello spirito di corpo: quando sei in uno stadio di calcio e devi fare ordine pubblico puoi contare solo sul collega e lo stesso può fare lui con te. Siete tutti e due un solo Corpo che deve sopravvivere alle avversità, non si possono sopportare tradimenti, il corpo perirebbe. Questo l'ho messo in pratica nella mia azienda: tutti dobbiamo concorrere a soddisfare al meglio i clienti altrimenti la concorrenza ci travolge.
    4. Finito il militare ho deciso di interrompere gli studi e iniziare a lavorare con mio padre. Allora facevamo infissi metallici per il mercato locale. Mio padre, facendosi forte dell'esperienza, mi propose di iniziare a produrre qualcosa anche per i paesi vicini, qualcosa che allora non c'era, dopo qualche riflessione decidemmo di investire su un macchinario che produceva grondaie. Ricordo che mio padre impegnò tutti i risparmi di una vita e quando firmammo il contratto col produttore mi disse: "da ora non te ne puoi più pentire o siamo rovinati".
    5. Una cosa che mi ha segnato è stato il periodo del collaudo del macchinario avvenuto in alta Italia: in Emilia Romagna nel raggio di qualche chilometro c'erano migliaia di artigiani specializzati in qualsiasi cosa: ho subito capito che il mio macchinario non era frutto di un industria ma del lavoro in rete di quelle persone. Tale struttura produttiva era ed è efficiente ed efficace in quanto il rischi erano e sono divisi tra più persone e la crisi di uno di essi non pregiudica il sistema. Mi porto da sempre un cruccio: mi sono chiesto migliaia di volte perché qui al sud siamo così individualisti e non riusciamo a vedere l'altro collega come un partner per potere fare qualcosa di più grande assieme.
    6. Quando iniziammo la produzione delle grondaie ci rendemmo conto immediatamente che il problema non era fare le cose ma trovare i clienti a cui vendere quelle cose. Subito in maniera naturale ci dividemmo i compiti in base alle competenze, io ho assunto la responsabilità del lato commerciale e lui della produzione. I primi tempi mi mettevo in macchina dei pezzettini di grondaia e dopo aver consultato le pagine gialle andavo dai potenziali clienti e con un po di faccia tosta spiegavo i plus del mio prodotto. Ricordo ancora il mio primo ordine. Ero a Ravanusa e un signore mi ordinò una quantità di prodotto per me enorme. Quando iniziammo la produzione di quel lotto capimmo cosa fosse la logistica e la distribuzione: non sapevamo dove e come mettere tutta quella roba e soprattuto non sapevo come fargliela arrivare. In un primo momento ci affidammo a un trasportatore conto terzi e poi quando gli ordini divennero costanti comprammo un furgone.
    7. Fin da subito i clienti mi chiedevano delle foto dei prodotti e nel lontano  1993 mi rivolsi a un agenzia di pubblicità di Caltanissetta che elaborò il marchio che tutt'ora utilizziamo e compose una brochure. Fu un successo, ci distinguevamo da tutti e venivamo percepiti come i più professionali.
    8. Durante gli anni mi sono reso conto che un grande problema che non sapevo affrontare adeguatamente per la limitatezza dei miei studi, era l'organizzazione aziendale fatta in maniera moderna: conobbi allora un giovane consulente che ora è a Parma all'agenzia per la tutela alimentare. Aveva un chiodo fisso: la Qualità alla giapponese: i suoi consigli furono preziosi e tutt'ora la mia azienda gode di quelle consulenze. Egli diceva di fare tutto a piccoli passi, fare solo quello che serve a soddisfare il cliente.
    9. L'anno scorso un amico mi disse che era riuscito a fare affari con Internet. Quello passato è stato un anno duro, la crisi ha cambiato molto e fare affari è sempre più rischioso, per cui incuriosito mi sono documentato e con mio fratello abbiamo messo su un sito di informazione tecnica sui nostri prodotti. Sito che promuoviamo con servizi pubblicitari forniti da Google. Il ritorno dell'investimento è stato immediato e settimanalmente riesco a chiudere contratti di fornitura con clienti conosciuti col web, con regole commerciali condivise e sicure. Secondo me Internet è fondamentale per colmare alcuni nostri Gap dovuti alla mancanza di infrastrutture stradali e logistiche e dobbiamo chiedere ai nostri amministratori che si impegnino ad aumentare la velocita delle connessioni per permetterci la fruizione e la fornitura di servizi web.
    10. Quello di cui vi ho parlato forse per molti di voi rappresenterà poco ma è la mia esperienza ed è quello che posso offrirvi. Un consiglio: studiate, studiate, studiate. Per voi e non per i voti, più competenze distintive acquisirete più opportunità di lavoro potrete cogliere e il lavoro vi rende liberi. Per concludere il mio intervento ricordo una frase di Papa Giovanni Paolo 2° detta durante il giubileo del 2000 che mi ha accompagnato in questi anni e mi ha fatto coraggio: " E' difficile, ma con la grazia di Dio è possibile".



domenica 3 gennaio 2010

Documenti Vincolo paesaggistico.



Ho ricevuto da Giovanni Mancuso, attuale Presidente del Comunale di Mussomeli il documento che la Sopraintendenza ai beni culturali di Caltanissetta ha inviato al Comune di Mussomeli.
Dopo qualche ora di ricerche internet ho raccolto alcuni documenti che possono essere utili a chi vuole far luce sulla questione.
E' possibile scaricarlo a questo indirizzo:https://download.yousendit.com/TzY2L0dOOW5wM21Ga1E9PQ
o da Qui: http://www.adrive.com/public/5d38cbb563ab1628b4bd1cc3b6776baa98a7371bb6b19c55198ea4e395124ef7.html