domenica 10 gennaio 2010

Convegno del 11-1-2010

SALUTI

  1. Oggi sono onorato e intimorito nell'essere qui presente con Voi e con questo oratorio qualificato.
    1. Intimorito perché gli oratori che mi hanno preceduto hanno delle esperienze di grande successo  e io Vi offrirò semplicemente l'esperienza di un giovane che senza troppe risorse economiche e senza l'aiuto di nessuno, tranne quello del proprio padre è riuscito a mantenere un lavoro dignitoso e vivere la propria vita dove è nato e cresciuto, vicino gli affetti e agli amici.
    2. Onorato perché il lavoro fatto dai professori Marotta e Saia, è nobile: loro con questo progetto vi danno delle chiavi di lettura del presente e degli spunti per l'organizzazione del vostro futuro. Ai miei tempi questo non c'era ed eravamo tutti come degli sprovveduti. Spero che quel poco che Vi offrirò sia per voi utile.
  2. Mi chiamo Guglielmo Vitrano e conduco una ditta artigiana. Sono un' artigiano lattoniere, lavoro le lamiere sottili e produco manufatti di protezione per gli edifici insieme a 6 collaboratori con contratto a tempo indeterminato. L'artigiano è un imprenditore particolare: a differenza dell'imprenditore puro che dirige e amministra egli partecipa al processo produttivo, cioè lavora anche con le mani, produce oggetti o servizi e lo fà principalmente con il proprio lavoro. Assume in se diverse funzioni che in un'azienda più grande e articolata sono affidate a tante persone. Questo pone dei limiti fisici all'azienda artigiana e vi posso assicurare, impegna totalmente il tempo della persona. Di contro l'artigiano è un'esperto di Qualità nella sua azienda,  in quanto svolgendo più funzioni ha minor bisogno di sistemi di rilevazione dei fatti, può scegliere velocemente e quindi adattarsi in breve tempo al mercato a costi sostenibili. Egli deve, per necessità, essere tra l'altro:
    1. Operatore di marketing;
    2. Progettista di prodotti;
    3. Operaio;
    4. Contabile;
    5. Riscossore.
    6. Ecc. ecc.
  3. La qualità secondo me è la chiave del successo in una azienda artigiana. Qualità significa servire il cliente in maniera soddisfacente. La si ottiene secondo la scuola di organizzazione aziendale giapponese per piccoli passi, investendo prima di tutto in buon senso e riflessione e avendo come obbiettivo la soddisfazione del cliente.
  4. Facendovi un breve storia della mia esperienza lavorativa spero di mettervi in luce come queste cose che ho accennato sono presenti nella pratica del lavoro quotidiano. Dovete però avere pazienza perché non sono un professore e ho più dimestichezza col ferro che con la parola.
    1. Compio i miei studi a Mussomeli.
    2. Mi diplomo ragioniere nel 1988 e subito dopo mi iscrivo a Economia e commercio a Palermo, riesco a sostenere due esami Matematica e Microeconomia. Esami che mi hanno lasciato competenze che poi mi sono servite nel lavoro.
    3. Parto nel 1989 per il militare, allora era obbligatorio. Il servizio militare l'ho svolto presso l'Arma dei Carabinieri. Da quell'esperienza, molto gratificante, ho imparato l'importanza della legalità, il senso dell'ordine e l'importanza dello spirito di corpo: quando sei in uno stadio di calcio e devi fare ordine pubblico puoi contare solo sul collega e lo stesso può fare lui con te. Siete tutti e due un solo Corpo che deve sopravvivere alle avversità, non si possono sopportare tradimenti, il corpo perirebbe. Questo l'ho messo in pratica nella mia azienda: tutti dobbiamo concorrere a soddisfare al meglio i clienti altrimenti la concorrenza ci travolge.
    4. Finito il militare ho deciso di interrompere gli studi e iniziare a lavorare con mio padre. Allora facevamo infissi metallici per il mercato locale. Mio padre, facendosi forte dell'esperienza, mi propose di iniziare a produrre qualcosa anche per i paesi vicini, qualcosa che allora non c'era, dopo qualche riflessione decidemmo di investire su un macchinario che produceva grondaie. Ricordo che mio padre impegnò tutti i risparmi di una vita e quando firmammo il contratto col produttore mi disse: "da ora non te ne puoi più pentire o siamo rovinati".
    5. Una cosa che mi ha segnato è stato il periodo del collaudo del macchinario avvenuto in alta Italia: in Emilia Romagna nel raggio di qualche chilometro c'erano migliaia di artigiani specializzati in qualsiasi cosa: ho subito capito che il mio macchinario non era frutto di un industria ma del lavoro in rete di quelle persone. Tale struttura produttiva era ed è efficiente ed efficace in quanto il rischi erano e sono divisi tra più persone e la crisi di uno di essi non pregiudica il sistema. Mi porto da sempre un cruccio: mi sono chiesto migliaia di volte perché qui al sud siamo così individualisti e non riusciamo a vedere l'altro collega come un partner per potere fare qualcosa di più grande assieme.
    6. Quando iniziammo la produzione delle grondaie ci rendemmo conto immediatamente che il problema non era fare le cose ma trovare i clienti a cui vendere quelle cose. Subito in maniera naturale ci dividemmo i compiti in base alle competenze, io ho assunto la responsabilità del lato commerciale e lui della produzione. I primi tempi mi mettevo in macchina dei pezzettini di grondaia e dopo aver consultato le pagine gialle andavo dai potenziali clienti e con un po di faccia tosta spiegavo i plus del mio prodotto. Ricordo ancora il mio primo ordine. Ero a Ravanusa e un signore mi ordinò una quantità di prodotto per me enorme. Quando iniziammo la produzione di quel lotto capimmo cosa fosse la logistica e la distribuzione: non sapevamo dove e come mettere tutta quella roba e soprattuto non sapevo come fargliela arrivare. In un primo momento ci affidammo a un trasportatore conto terzi e poi quando gli ordini divennero costanti comprammo un furgone.
    7. Fin da subito i clienti mi chiedevano delle foto dei prodotti e nel lontano  1993 mi rivolsi a un agenzia di pubblicità di Caltanissetta che elaborò il marchio che tutt'ora utilizziamo e compose una brochure. Fu un successo, ci distinguevamo da tutti e venivamo percepiti come i più professionali.
    8. Durante gli anni mi sono reso conto che un grande problema che non sapevo affrontare adeguatamente per la limitatezza dei miei studi, era l'organizzazione aziendale fatta in maniera moderna: conobbi allora un giovane consulente che ora è a Parma all'agenzia per la tutela alimentare. Aveva un chiodo fisso: la Qualità alla giapponese: i suoi consigli furono preziosi e tutt'ora la mia azienda gode di quelle consulenze. Egli diceva di fare tutto a piccoli passi, fare solo quello che serve a soddisfare il cliente.
    9. L'anno scorso un amico mi disse che era riuscito a fare affari con Internet. Quello passato è stato un anno duro, la crisi ha cambiato molto e fare affari è sempre più rischioso, per cui incuriosito mi sono documentato e con mio fratello abbiamo messo su un sito di informazione tecnica sui nostri prodotti. Sito che promuoviamo con servizi pubblicitari forniti da Google. Il ritorno dell'investimento è stato immediato e settimanalmente riesco a chiudere contratti di fornitura con clienti conosciuti col web, con regole commerciali condivise e sicure. Secondo me Internet è fondamentale per colmare alcuni nostri Gap dovuti alla mancanza di infrastrutture stradali e logistiche e dobbiamo chiedere ai nostri amministratori che si impegnino ad aumentare la velocita delle connessioni per permetterci la fruizione e la fornitura di servizi web.
    10. Quello di cui vi ho parlato forse per molti di voi rappresenterà poco ma è la mia esperienza ed è quello che posso offrirvi. Un consiglio: studiate, studiate, studiate. Per voi e non per i voti, più competenze distintive acquisirete più opportunità di lavoro potrete cogliere e il lavoro vi rende liberi. Per concludere il mio intervento ricordo una frase di Papa Giovanni Paolo 2° detta durante il giubileo del 2000 che mi ha accompagnato in questi anni e mi ha fatto coraggio: " E' difficile, ma con la grazia di Dio è possibile".



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